Gaza. Negoziati difficili per il rilascio degli ostaggi

27.05.2025

A Gaza, oggi,  il quadro dei negoziati per il rilascio degli ostaggi, è più incerto che mai. Dopo l'annuncio di ieri, che il movimento palestinese Hamas avrebbe accettato la proposta dell'inviato americano, Steve Witkoff, di cessate il fuoco e del rilascio degli ostaggi, in serata c'è stata la smentita proprio dall'uomo per il Medio Oriente del presidente americano, Donald Trump. Fonti arabe, citate dal canale egiziano, Al-Ghad, hanno riferito che "sono in corso colloqui difficili per la liberazione degli ostaggi". Durante i negoziati, infatti, sarebbero emersi disaccordi sul numero di ostaggi in vita da rilasciare e sul numero di corpi da restituire in cambio dei prigionieri palestinesi. La tv pubblica israeliana, Kan, ha riferito che Witkoff e l'inviato speciale per gli ostaggi, Adam Boehler, hanno avvisato i parenti degli ostaggi israeliani a Gaza che gli Stati Uniti non hanno ancora ricevuto una risposta da Hamas in merito a quello che hanno descritto come "l'unico piano di cessate il fuoco sul tavolo" e di sperare "in sviluppi nei prossimi due giorni". 

I mediatori hanno avanzato diverse proposte 

Sempre ieri sera le dichiarazioni, poi rettificate, del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, avevano lasciato intendere che potesse esserci uno sviluppo positivo imminente. Il premier in un videomessaggio aveva affermato: "Spero vivamente di poter annunciare qualcosa su questa questione se non oggi, domani". In seguito, l'ufficio di Netanyahu ha chiarito che Netanyahu non si riferiva a "oggi o domani" in senso letterale. Subito i familiari degli ostaggi hanno accusato il premier di negligenza, mancanza di sensibilità e professionalità. Fonti a conoscenza dei negoziati, hanno riferito a Kan News che gli Stati Uniti stanno esercitando una forte pressione sulla questione e che i colloqui stanno continuando nel tentativo di ottenere una risposta di Hamas alla proposta. Secondo le fonti, Hamas esige dagli Stati Uniti garanzie concrete sul fatto che Israele non combatterà più, anche se non si raggiungeranno accordi entro il cessate il fuoco di 60 giorni. I mediatori hanno avanzato diverse proposte, tra cui una lettera di garanzia, una stretta di mano tra l'inviato del presidente Trump e un funzionario di Hamas e persino una dichiarazione ufficiale dello stesso Trump sulla questione. 

Hamas cerca di bloccare gli aiuti umanitari

La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) ha dichiarato di aver iniziato a distribuire aiuti alimentari nella Striscia di Gaza, con l'arrivo di ulteriori camion di aiuti previsto per oggi. Ieri, il ministero degli Interni palestinese di Gaza, controllato da Hamas, ha invitato i residenti di Gaza a non collaborare con il nuovo meccanismo di aiuti avviato da Israele, minacciando ritorsioni. In una dichiarazione, la fondazione ha condannato le minacce del movimento islamista palestinese Hamas contro le organizzazioni umanitarie che supportano la distribuzione di aiuti presso i siti di distribuzione sicura della Ghf. La fondazione nella sua dichiarazione, ha affermato: "È chiaro che Hamas è minacciata da questo nuovo modello operativo e farà tutto il possibile per vederlo fallire". Ghf ha annunciato che John Acree è stato nominato direttore esecutivo ad interim della fondazione, dopo le dimissioni di Jake Wood perché il programma di distribuzione degli aiuti non può essere eseguito in modo da "rispettare i principi umanitari di umanità, neutralità e indipendenza".