Albania. Edi Rama: “Ho vinto perchè c’è voglia di Europa”
I risultati hanno confermato gli exit poll. Domenica scorsa il socialista, Edi Rama, 60 anni, leader del Partito Socialista dal 2005, ha trionfato alle elezioni in Albania con la maggioranza assoluta, aggiudicandosi il quarto mandato consecutivo e diventando il primo ministro più longevo (12 anni) del Paese dopo Enver Hoxha. Intervistato dal quotidiano Repubblica, il socialista Rama ha affermato: "Queste elezioni sono state un referendum sull'Europa. Abbiamo vinto perchè qui c'è una gran voglia di Europa che noi incarniamo meglio di tutti. La gente vuole arrivarci. Stiamo negoziando a velocità impressionante". Il primo ministro albanese ha aggiunto: "La Ue è una casa di ricchi e non apre la porta quando bussi. Devono avere l'interesse a farlo e ora l'hanno aperta. Ma non è detto che lo sarà per sempre. Per noi è una questione di dignità e di diritto di cittadinanza in un continente dove siamo un popolo antico, ma siamo trattati sempre come stranieri. Essere europei non solo per diritto naturale, ma anche europeo, è per noi un traguardo storico".

Il partito è una macchina da guerra imbattibile
Per Rama "la nostra forza qui in Albania è legata a due pilastri: la nostra ambizione di trasformare l'Albania e seguire una visione coraggiosa di modernizzazione senza mai mollare. E il partito vedo, molto bene organizzato ovunque nel Paese, una macchina da guerra imbattibile nel territorio". Alle denunce di brogli da parte dell'avversario, Sali Berisha del Partito Democratico, ex presidente della Repubblica ed ex premier, Rama ha replicato: "Sono abituato. In 35 anni di pluralismo non hanno mai riconosciuto veramente un'elezione persa. Ci sono stati casi isolati di voti fotografati e pubblicati nei social da albanesi all'estero che hanno votato per la prima volta con grande entusiasmo. Le uniche denunce che contano sono quelle riferite alla nostra procura speciale, la Spak, che deve verificare tutto. Il resto sono chiacchiere da bar dopo una partita persa. Dove la colpa è sempre degli avversari o dell'arbitro".